La gastronomia napoletana è in rapida evoluzione. Ci sono molti segnali che attestando che proprio qui sia il centro di una cultura gastronomica mediterranea e trasversale. Complici una impennata turistica, importanti scelte politiche e un impulso base al cambiamento. In una città unica, cosmopolita e poliedrica, in cui convivono realtà fortemente contrastanti non è scontato che riescano ad emergere nuovi focus, ma di fatto è quello che si legge nel fermento generale, camminando per le sue strade e parlando con le persone che ci abitano o sono venute ad abitarci.
È una constatazione che coinvolge ogni livello, nel bene e nel male.
È indubbio che stiano proliferando piccoli locali di bassa qualità, trappole perfette per il turista e ahinoi per le giovani generazioni, attirate da cibi “family sounding” (richiamando le scopiazzature dei grandi prodotti gastronomici italiani). Parliamo di pizze, pizze fritte, pizze parigine, babà, sfogliatelle nelle due versioni e una quantità di prodotti che hanno lo stesso nome di quelli che prepara la nonna, e nella maggior parte dei casi, solo il nome. Per fortuna di tutti ci sono ancora memorabili eccezioni, come Paola Dalla Monica di Munchies ci testimonia con dovizia e golosità.
Poi ci sono tendenze nutrizionali cosmopolite ma con i piedi ben piantati nel luogo di origine, magari proprio dalle memorie popolari. Ci sono anche i locali storici che con piccoli accorgimenti trasmettono quel tanto di nuovo, ritagliando qualche spazio in una granitica tradizione consolidata.
In questa lievitazione di energie gastronomiche prende spazio anche il fine dining e le cucine creative, che per nostra fortuna hanno sempre una radice territoriale, e che diventano grimaldello per fare da apripista ad un necessario cambiamento di paradigma verso una visione contemporanea e mediterranea.
In questa ottica sono da segnalare lo chef Giuseppe Iannotti, due stelle Michelin con il Kresios di Telese, nella provincia di Benevento, che è stato chiamato a dare vita a Luminist un innovativo café-bistrot nel contesto della sede napoletana delle Gallerie d’Italia, nella centralissima via Toledo, a cui si affiancheranno un cocktail bar e un ristorante fine dining. Sulla stessa lunghezza d’onda è lo chef Marco Ambrosino che lascia il successo della Milano da bere per tornare in terra natìa (in realtà lui è di Procida) e dare vita ad un progetto lungimirante, anche in questo caso in un luogo iconico restituito alla città.
Il bello della maggior parte dei nuovi progetti napoletani è che tutti hanno al centro il legame culturale e fisico con il territorio. Quello che è interessante che è tutto incentrato su consapevolezza e recupero due temi fondamentali anche nella quotidianità della nostra associazione. Che si parta da idee futuristiche o tradizionali, le ricette e gli ingredienti sono quelli locali, influenzati da tecniche innovative o recuperate dalla memoria o rinnovate.
In questo pulsare di creatività abbiamo presentato il libro “Il Chilometro Consapevole” (Carlo Catani e Carlo Petrini, Slow Food Editore, 2022) proprio a Napoli, al Centro di Alimentazione Consapevole insieme allo chef Marco Ambrosino, uno dei 29 contributori del libro.
Il luogo è simbolico, nel centro storico della città, dove si incontrano storie diverse. Paola Iaccarino Idelsonn, colta nutrizionista e Marina Mosca energetica chef, che con passione e dedizione cambiano il tessuto del luogo, un passo alla volta, con costanza e tante collaborazioni.




