C’erano una volta zucche viola, carote rosse fuoco e cavolfiori arancioni che imbandivano le tavole e coloravano le vite dei commensali. Al giorno d’oggi siamo tutti d’accordo che frutta e verdura hanno il potere di vivacizzare i piatti con le loro tonalità sgargianti, ma avremmo dei dubbi sui colori citati precedentemente. Una zucca viola? Come è possibile? “Le zucche sono arancioni” risponderebbe un bambino. “E le carote non sono rosse. Io non ne ho mai viste di quel colore. Sono arancioni, non avete mai guardato Bugs Bunny?”

Che cosa sta accadendo?

Secondo la FAO il 75% del cibo prodotto per il consumo umano deriva da sole 12 specie vegetali e 5 animali. Delle 250-300 mila specie vegetali commestibili conosciute, solamente 150-200 vengono utilizzate dall’uomo, tra queste, tre sole specie – riso, mais e grano – contribuiscono per circa il 60% dell’apporto calorico e proteico proveniente da fonti vegetali. E non pensiate che sebbene siano solo 3 specie se ne consumino decine – e non abbiamo appositamente scritto centinaia – di varietà! La nostra dieta, ahimè, si basa su pochissimi ibridi selezionati e coltivati dagli agricoltori che lavorano per poche aziende multinazionali. Giusto per non farci mancare nulla, insieme alle piante e agli animali selvatici, scompaiono le piante domesticate dall’uomo, le razze da latte e da carne selezionate. Secondo la FAO il 75% delle varietà vegetali è perso, irrimediabilmente, intaccando la biodiversità che caratterizza(va) il nostro pianeta.

Che cos’è la biodiversità?

Ci facciamo aiutare dalla Treccani: “ogni tipo di variabilità tra gli organismi viventi, compresi, tra gli altri, gli ecosistemi terrestri, marini e altri acquatici e i complessi ecologici di cui essi sono parte; essa comprende la diversità entro specie, tra specie e tra ecosistemi”. La biodiversità comprende tutti i meccanismi e i cicli fra i piccoli pezzettini che si combinano continuamente sul pianeta. Più ce ne sono e più è complicato, certo, ma la semplificazione di questo enorme puzzle naturale non aiuta, anzi. Meno attori e meno legami significa, anche, maggior rischio. Immaginiamo che una piaga si abbatta sulle pochissime varietà di riso che coltiviamo, ma risparmi quelle al giorno d’oggi meno diffuse e locali. Come si potrebbe continuare a sfamare la popolazione mondiale totalmente dipendente dalle varietà più comuni ed imposte dal mercato?

Cosa possiamo fare?

Ricercare ciò che è considerato diverso e fuori dagli schemi – come una zucca viola – a patto che sia originario della nostra zona geografica. Se coltiviamo la terra per lavoro o per hobby, andare a recuperare specie e varietà dimenticate. La nostra dieta deve essere variegata e non “pesare” solamente su pochi ingredienti: perché, come verdura a foglia verde, mangiare solo spinaci quando ci sono piante come la borragine o il tarassaco? Vi invitiamo quindi a riscoprire il puzzle naturale che si sviluppa intorno a voi e a prenderne parte attivamente per ridar vigore ad ogni singolo pezzettino. 

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