Troppo grossi o troppo piccoli, deformi o dall’aspetto strampalato, con difetti sulla buccia o irregolarità sulle foglie: insomma brutti. Enormi quantità di ortofrutta è scartata da chi la produce ancor prima di essere messa in commercio, perché le loro forme e dimensioni non sono conformi e il mercato non le vuole. Perfetti dal punto di vista organolettico e nutrizionale, sono condannati ad essere scartati dalla grande distribuzione perché l’estetica prevale sulla sostanza.
Da uno studio del 2018, portato avanti dalla University of Edinburgh, è emerso che in Europa un terzo dell’ortofrutta non soddisfa i requisiti richiesti dalla GDO, per un totale di 50 milioni di tonnellate di prodotti agricoli gettati, un numero scioccante.
E l’impatto ambientale? La produzione di tutta la frutta e la verdura non idonea a esser messa sul mercato ha richiesto la stessa quantità di suolo per crescere, gli stessi litri di acqua per essere irrigata, e tanta manodopera per essere raccolta quanta quella dei ‘cugini belli’. I canoni di bellezza dell’ortofrutta non hanno nulla di sostenibile, né in senso etico, né ambientale. E neppure nulla di razionale perché se è vero che anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto per ciò che riguarda il cibo, l’essenza è la dote più importante!
Qualcosa si può fare e il cambiamento deve partire da noi consumatori: dobbiamo superare i pregiudizi, riconoscere la qualità del prodotto, la sua freschezza e magari la provenienza. Abbiamo individuato qualche progetto per valorizzare i vegetali ‘brutti ma buoni’ qui in Italia.
Bella Dentro
Opera nel commercio di verdure diversamente belle dal 2018. Tutto inizia a bordo di un’ape car sgangherata, e prosegue con la creazione dell’e-commerce e con l’apertura del primo negozio fisico a Milano nel settembre 2020. I due giovani imprenditori, Luca e Camilla, vogliono dare la dignità che spetta ai prodotti della terra: pagano il prezzo giusto agli agricoltori acquistando i prodotti che altrimenti non avrebbero commercializzazione. Per una filiera a 360° collaborano con una cooperativa sociale di Codogno, L’Officina, nel cui laboratorio gli ortaggi vengono trasformati in conserve, e la frutta in confetture oppure essiccata. E se proprio qualcosa rimane invenduto il ciclo si chiude comunque, con donazioni a mense sociali ed enti benefici.
Babaco Market
E’ impegnata a combattere il conformismo e gli standard della GDO. La start-up, nata nel giugno 2020, fa delivery di prodotti vegetali imperfetti, che vengono consegnati direttamente a casa. La loro ortofrutta ha un valore aggiunto: sono prodotti da piccoli agricoltori con alti standard qualitativi, che valorizzano la biodiversità e rispettano il territorio. Oltre a salvare tanti ortaggi, educano ad un consumo più consapevole e responsabile. E ciò che non viene venduto? Si affidano a Recup, l’associazione che recupera il cibo dai mercati e lo ridistribuisce a chi li vuole.
Un’altra iniziativa, dalla portata locale che può essere presa come spunto, è quella dell’azienda agricola La Valle delle Albicocche, in Emilia Romagna, che ha inserito sullo shop del proprio sito il prodotto ‘io non sono uno scarto’: 1 kg di verdura biologica mista al prezzo di 1€, proprio per salvare le verdure fuori standard.
Su più grande scala è attiva la catena del biologico Naturasì. Dall’inizio della scorsa estate ha avviato il progetto Cosìpernatura, che propone a prezzi scontati ortaggi diversi per forma e dimensione, fuori calibro o con qualche imperfezione.
Abbiamo scelto qualche esempio di una tendenza virtuosa che per fortuna sta diventando quotidiana per molti di noi. Da sempre sosteniamo che la gentilezza, la sostenibilità – sociale, ambientale, gastronomica – e l’amore per il paesaggio sono la bellezza che salverà il mondo. Per dirla con Platone “Il bello è lo splendore del vero”.